giovedì 31 marzo 2011

Assad parla di congiura e spara sulla folla

Il presidente della Siria nel suo primo intervento pubblico dall'inizio delle proteste si scusa per le vittime a Daraa, annuncia riforme, ma continua a stroncare le sommosse.

Assad

«C'è una cospirazione». Così, il presidente siriano Bashar Assad, nel suo primo intervento pubblico dall'inizio delle proteste antiregime scoppiate nel Paese il 15 marzo scorso. Poche ore prima al parlamento il presidente siriano aveva riferito che la Siria deve affrontare una «prova di unità». Il presidente ha giocato la carta dell'amor di patria e cercato di trovare un distinguo con le altre rivolte del mondo arabo. Ha promesso riforme, ma nei fatti non ha cambiato nulla. Assad parla alla nazione davanti alle telecamere: «Il complotto in Siria ha differenti caratteristiche dalle rivolte che hanno investito il mondo arabo». Punta il dito contro le televisione panarabe colpevoli di fomentare le rivolte e di raccontare menzogne. «Tutti vogliamo le riforme - ha detto il presidente siriano -. Questo è il dovere dello Stato. Ma non vogliamo la lotta». Il presidente parla al cuore dei siriani: «È un momento eccezionalmente difficile, ma ce la faremo, mi dispiace per le vittime - ha esordito il presidente -. Intorno a noi sta cambiando il mondo con ripercussioni in tutta la regione, Siria compresa. I recenti eventi hanno messo alla prova l'unità del Paese. I nostri nemici lavorano in modo continuo per colpirci, anche se non tutti i manifestanti erano con chi complottava contro il nostro Paese». Poi Assad si mostra compassionevole «i cittadini di Daraa (teatro delle proteste delle scorse settimane, ndr) non sono responsabili per quanto è successo e io avevo dato ordini precisi di non colpirli».

Si scusa per le mancate riforme. «Abbiamo ritardato, ma iniziamo a partire da oggi (ieri ndr): è allo studio un piano anti-corruzione, un'ora fa abbiamo aumentato gli stipendi dei dipendenti pubblici e la prossima settimana proseguirà la discussione sulla riforma della legge sui partiti e sulla legge d'emergenza (in vigore dal 1963, ndr) - specifica Assad- . Ci accusano di promettere riforme ma di non realizzarle, però siamo stati costretti a cambiare la priorità delle nostre scelte a causa delle ripetute crisi regionali e di quattro anni di siccità». Alla fine mostra il suo volto. «Non accettiamo interferenze esterne sulle nostre terre. Se dobbiamo combattere, siamo pronti. Chi vuole la guerra dalla Siria l'avrà». Un discorso che non ha convinto. Assad ha minimizzato le proteste e il dissenso accusando «congiure» straniere.

A Latakia, città dove nei giorni della rivolta ci sono state dodici vittime tra i manifestanti, centinaia di persone sono scese in strada gridando «libertà» dopo il discorso del presidente Bashar Assad. Molti abitanti hanno detto di aver sentito colpi d'arma da fuoco provenire dall'antico quartiere di Al Sleibeh, dove è avvenuta una delle manifestazioni, quando le forze di sicurezza si sono scontrate con i contestatori. Un giovane manifestante antigovernativo di 20 anni sarebbe stato ucciso nel corso di questi scontri. «Il discorso pronunciato dal presidente siriano Bashar Assad è del tutto insoddisfacente e non risponde neanche alle richieste minime avanzate nelle proteste dei giorni scorsi», ha detto Hassan Abdel Azim, portavoce del Raggruppamento nazional-democratico siriano. E per venerdì è stata indetta una «giornata dei martiri» per celebrare le vittime del regime.

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