lunedì 4 aprile 2011

A ogni Regione le sue truppe

Alpini dell'Esercito italiano

Alpini dell'Esercito italiano

Roma, 04-04-2011

Il modello è quello della Guardia nazionale americana. E pazienda se l'Italia è più piccola di molti degli stati americani che compongono gli USA. L'idea della Lega Nord è quella di truppe su base regionale, pronte a intervenire in caso di calamità naturali, di gravi attentati, di incidenti alle infrastrutture o ai siti produttivi. Ma anche per mantenere l'ordine pubblico qualora il Consiglio dei ministri o i Governatori regionali lo deliberino.
Arruolabili purché non quarantenni
La proposta di legge è stata presentata dal partito di Bossi il 15 marzo ed annunciata oggi alla Camera. Il primo firmatario del testo è il deputato della Lega, Franco Gidoni.
Il provvedimento, che porta la firma di quasi tutti i componenti del gruppo del Carroccio (ad eccezione del capogruppo Marco Reguzzoni) prevede che le "milizie" siano composte, tra l'altro, da cittadini italiani volontari cessati dal servizio senza demerito con età inferiore ai 40 anni.  

"L'importazione nel nostro ordinamento dell'Istituto della Guardia Nazionale - aggiungono i deputati della Lega - permetterebbe di assicurare il soddisfacimento di queste esigenze liberando i reparti operativi delle Forze Armate da compiti di presidio del territorio dei quali sono talvolta impropriamente gravati e predisponendo uno strumento utilizzabile all'occorrenza quando il moltiplicarsi degli interventi all'estero riduca, ad esempio, le risorse organiche disponibili in patria".
Chi può diventare un ranger regionale
Secondo il progetto di legge messo a punto dal Carroccio, dovranno entrare a far parte del Corpo dei volontari militari, previo superamento di esami psico-attitudinali, i militari che non sono più in servizio (senza demerito) e che non abbiano superato i 40 anni di età. Il limite di età varrà anche per gli ufficiali e i sottoufficiali.
Reclutamento su base regionale
Quelli  che il Carroccio gia' definisce "battaglioni regionali" dovranno avere prevalentemente il carattere di 'strutture-quadro', che potrebbero poi aumentare di numero in caso di mobilitazione.
I soldati regionali avranno l'obbligo di prestare servizio un mese all'anno, anche per garantire la formazione permanente del personale. La loro retribuzione sara' identica alla paga giornaliera che si riceve nell'esercito e ci sara' l'aspettativa non retribuita nel caso in cui i nuovi soldati lavorino nel settore pubblico o privato.
A ogni Regione i suoi Mille
Toccherebbe all'Esercito e ai Carabinieri addestrare il nuovo 'Corpo Regionale' che non dovrebbe disporre di piu' di 20 mila uomini raggruppati in 20 battaglioni regionali (con il nome della regione di riferimento) sotto il comando di altrettanti  tenenti colonnelli distaccati dall'Esercito e dall'Arma. Ogni battaglione quindi sara' composto da mille uomini e donne reclutati su base regionale.
Mai fuori dall'Italia
Le uniformi sarebbero identiche a quelle dell'Esercito, ma con un distintivo in piu', 'ad hoc' per ogni regione. Girerebbero armati (armamento leggero) come i Carabinieri.
Per quanto riguarda la carriera, il governo dovra' assicurare una corrispondenza con i gradi dell'Esercito anche se con alcuni distinguo. Si preclude però il passaggio di questi 'miliziani' regionali all'Esercito o ai Carabinieri.
Il Corpo dei volontari militari non potrà essere impiegato fuori dall'Italia.
Le prime reazioni politiche
"Gli eserciti regionali sono l'ultima follia leghista, l'evoluzione delle ronde padane, l'eterna tentazione del Carroccio di creare uno stato nello Stato", afferma il presidente del gruppo Idv alla Camera Massimo Donadi.

"Dopo aver incassato il finto federalismo la Lega sta forse puntando alla secessione militare?", ironizza il capogruppo democratico nella commissione Difesa della Camera, Antonio Rugghia. Che poi si fa serio: "E' una proposta preoccupante - spiega - che sembra voler mettere in discussione l'unita' stessa del paese e creare venti piccoli eserciti da brandire contro i propri vicini. Se non fosse stata presentata da un gruppo cosi' folto di deputati l'avrei definita una pagliacciata, ma la presenza di autorevoli esponenti del Carroccio la rende seriamente preoccupante. Aspettiamo adesso la reazione del ministro La Russa".
La Russa: non se ne parla
"In ogni paese, anche il più federalista del mondo, l'esercito non viene mai regionalizzato o parcellizzato. E' una delle caratteristiche dello stato
unitario", è stato il commento, lapidario, del ministro della Difesa, Ignazio La
Russa.

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