Bruxelles, 10-03-2011
Muammar Gheddafi continua a bombardare i 'ribelli' ed il figlio annuncia una "offensiva totale". La Ue gli blocca altri soldi, facendo entrare in vigore le sanzioni sul fondo nazionale sovrano e altre quattro istituzioni finanziarie, la Nato si prepara a riposizionare le forze navali a sostegno di operazioni umanitarie europee e fa piani per un vero blocco navale, se non per la dichiarazione di 'no-fly zone', in attesa che Russia e Cina diano un ipotetico via libera. Ma i bombardieri di Tripoli seminano morte a Ras Lanuf e discordia nel campo occidentale.
Nicolas Sarkozy infatti va in 'fuga' da solo: scavalca il Parlamento europeo, che chiede il riconoscimento Ue del Consiglio nazionale libico e da Parigi annuncia in pratica il disconoscimento del regime di Tripoli. Per di piu' fa trapelare l'intenzione di proporre al summit dei capi di governo (che domani si occupera' della crisi libica, ma anche di quella dell'euro) "bombardamenti mirati" sulla costa libica.
Assieme al collega britannico David Cameron, poi, il capo dell'Eliseo in serata ha inviato una lettera ai partner europei in cui si afferma che "Muammar Gheddafi e il suo clan devono andarsene" e in cui si sollecita un riconoscimento del Consiglio nazionale libo come "valido interlocutore politico".
Una iniziativa questa che, secondo quanto si dice a Londra, ha voluto mascherare posizioni diverse su come trattare gli insorti. Come sottolinea in Guardian, nella lettera si parla infatti di riconoscere il Consiglio provvisorio come 'valido interlocutore politico' e non come 'unico rappresentante legittimo del popolo libico'.
A Bruxelles intanto i ministri degli Esteri della Ue da una parte, quelli della Difesa nella sede della Nato dall'altra, cercano di concordare una risposta ferma e congiunta. E se e' vero che la controffensiva diplomatica lanciata ieri dal colonnello si limita ad una visita di emissari al Cairo, Lisbona, La Valletta e Atene, ma e' respinta da Bruxelles, e' stato proprio il presidente francese a irritare le capitali europee. Il ministro Frattini, e come lui il britannico Hague ed il tedesco Westervelle, sottolinea che "gli stati riconoscono gli stati, non i governi". E dal palazzo del Consiglio europeo esclude, cosi' come il ministro La Russa dal quartier generale dell'Alleanza atlantica, che l'Italia possa neppure pensare di partecipare a bombardamenti unilaterali.
E' vero che "il tempo stringe", come sottolinea il segretario generale della Nato Rasmussen. Ma serve cautela e moderazione, come ricordano tanto il ministro della Difesa americano Robert Gates quanto La Russa. Cosi' l'Alleanza Atlantica conferma di stare preparando "qualsiasi opzione militare". Ma per passare all'azione devono esserci tre condizioni: 1) che sia dimostrata la necessita' di intervento, 2) che ci sia un chiaro mandato legale, 3) che ci sia un fermo sostegno regionale.
Quello che si discute nella riunione dei ministri della Difesa Nato sono i piani da fare. Rasmussen annuncia che e' stato dato il via libera ad un "rafforzamento degli asset navali" nel Mediterraneo a sostegno di operazioni umanitarie. Gates precisa che "non ci sara' aumento delle navi, solo un riposizionamento". L'operazione di "controllo navale" della costa della Libia dovra' monitorare anche l'embargo sulle armi, ma perche' questo sia "rinforzato" e diventi un blocco navale "serve una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza" perche', dicono tanto Rasmussen quanto Gates, la 1970 approvata all'unanimita' "non prevede l'uso della forza militare". E poi e' importante agire con "il forte sostegno regionale", ovvero non si deve rischiare di urtare la suscettibilita' di Lega Araba e Unione Africana. Ma 'il fattore tempo' resta decisivo. Per i ribelli che muoiono in Libia, per l'azione diplomatica che deve convincere Cina e Russia (ma Mosca ha fatto aperture sul riconoscimento e annunciato la sospensione della vendita di armi) e per i mercati che hanno sete di petrolio.
Nessun commento:
Posta un commento