
Roma, 27-02-2011
Dalla moda alle telecomunicazioni, passando per l'auto e il calcio: ecco il panorama degli investimenti libici in Italia.
E' di queste ore "l'attenzione" espressa da Unicredit - l'istituto milanese controllato complessivamente al 7,5% da due azionisti libici - per gli sviluppi che la risoluzione Onu potrebbe avere verso quel 7,5% del capitale oggi nelle mani della Lybian Investment Authority e della Central Bank of Libya e, analogamente in prospettiva analogamente, verso gli altri investimenti italiani, Finmeccanica e Juventus in primis. Anche se non e' ancora chiaro come le sanzioni dell'Onu, una volta adottate formalmente dall'Italia, possano incidere sulle diverse partecipazioni libiche.
Gli interessi del paese nordafricano per la finanza tricolore risalgono a piu' di trent'anni fa, quando i libici sbarcarono in Italia per acquistare quote della Fiat. E da allora si e' fatta estremamente lunga la serie di societa' italiane che hanno, o hanno avuto, all'interno del loro azionariato gruppi libici. Dalla moda alle telecomunicazioni, passando per l'auto e il calcio, il Paese governato da Gheddafi ha piu' volte guardato alle imprese italiane come terreno fertile in cui investire. E' stata proprio l'automobile ad aprire la porta per prima ai capitali libici, quando nel 1976 la banca Lafico entro' in Fiat, per poi ridurre progressivamente la propria quota dal 9,7% iniziale. E' proprio la Lafico (Lybian Arab Foreign Investment Company), il braccio finanziario del colonnello Gheddafi, l'investitore ancora maggiormente attivo nella Penisola.
Ecco una lista dei principali investimenti libici in Italia.
Banche
Gli investitori della Libia erano gia' presenti con una partecipazione in Banca di Roma, trasformatasi in un 5% di Capitalia e poi confluita in Unicredit. Attualmente la partecipazione dei libici in Piazza Cordusio e' aumentata fino all'attuale 7,1% complessivo (2,594% attraverso la Lybian Investment Authority e 4,613% con la Central Bank of Libya).
Moda
Lafico e' stata presente con una quota consistente, fino al 15%, anche nella holding Fin-Part (la casa di Frette, Cerruti e Moncler) poi fallita nell'ottobre del 2005. In Fin.Part era confluita anche Olcese, un'azienda attiva nel tessile in cui Lafico si sedette nel Cda per la prima volta nel 1998. Successivamente, la banca libica arrivo' a detenere fino al 30% nell'azienda di filati.
Auto
Lafico entro' per la prima volta in Fiat nel 1976, ne usci' circa dieci anni dopo, per poi rientrarvi con una partecipazione piu' modesta, nell'ordine del 2%, nel 2002. La plusvalenza in uscita fu circa 3.000 miliardi di vecchie lire.
Telecomunicazioni
Tripoli e' presente dal 2008 con la Lybian Post, presieduta da Mohammad Muammar Gheddafi, all'interno di Retelit. La societa' libica ha rilevato il 14,8% nell'operatore di tlc, che ha vinto l'asta per il Wi-Max nelle regioni del Nord Italia.
Sport
La banca libica e' ancora presente nel capitale della Juventus, con una quota del 7,5%, un'alleanza che ha portato a giocare la Supercoppa italiana del 2002 proprio a Tripoli. Il figlio 'calciatore' del Colonnello Al Saadi (ha militato in Perugia, Sampdoria e Udinese) dopo il crack Cirio ha piu' volte manifestato l'intenzione di acquistare la Lazio, con la quale ha poi siglato un accordo di collaborazione tecnico sportiva, con cui otteneva disponibilita' del centro sportivo di Formello per 10 giorni l'anno per la squadra dell'Al Ittihad.
Energia
Eni e' partner storico del Paese ricco di greggio e gas e Lafico e' entrata per un certo periodo nel cane a sei zampe con una quota che si aggirava intorno allo 0,15%. Da anni si vocifera di una salita sopra al 2%. Stesso interesse e' stato dimostrato piu' volte senza pero' essersi concretizzato, almeno ufficialmente, per Enel.
Edilizia
C'e' quasi tutto il mondo delle costruzioni 'made in Italy', a iniziare da Impregilo, in gara per la costruzione dell'autostrada costiera libica prevista dal trattato di amicizia e cooperazione firmato nel 2008 da Italia e Libia. I lavori, che sono stati riservati a imprese italiane, valgono circa tre miliardi di dollari e riguardano l'intero tracciato, i 1.700 chilometri della 'superstrada' Rass Ajdir-Imsaad.
